La guerra civile spagnola non terminò il 1° aprile 1939. Vincitori e vinti erano almeno d’accordo su questo. Soltanto una propaganda ideologica intensa che si appoggiava su tutti i mezzi di comunicazione, cercando di mascherare la realtà , poteva imporre come un’evidenza una pace sociale che non esisteva affatto. Quando il regime franchista tappezzava le strade di manifesti proclamanti “25 anni di pace”, non erano in realtà passati che pochi mesi dalla caduta degli ultimi guerriglieri che avevano iniziato la lotta contro il franchismo nel 1936. Partendo da qui, è possibile dire che la guerriglia, rurale o urbana, dal 1939, non ha mai smesso di esistere in Spagna. Ricordiamo a proposito le lotte dei gruppi armati della Confederazione nazionale e le azioni del “Grupo Primero de Mayo” negli anni sessanta. Così come le lotte del MIL e del GARI negli anni settanta.
Gli uomini che l’animavano erano definiti “bandoleros”, assassini, rapinatori e ben altri epiteti mascheranti la realtà delle loro azioni. Epiteti inventati dai giornalisti che facevano parte dell’ingranaggio franchista. L’unica informazione diffusa allora era quella della cattura o della morte di un guerrigliero, spesso in circostanze misteriose (tentativo di evasione, resistenza, suicidio durante il suo arresto…). La storia della guerriglia è difficile da ricostruire. La maggioranza dei suoi protagonisti sono morti. La maggior parte degli uomini che parteciparono alla lotta armata libertaria furono eliminati fisicamente, durante gli scontri con la polizia o furono giustiziati. Coloro che sopravvisssero sfuggono ancora alla curiosita degli storici. I due libri di Antonio Tellez dedicati alla guerriglia urbana, a Sabaté e Facerias, i personaggi più importanti di questa storia, sono le sole storie orali su quest’epoca. Questi libri sono la testimonianza di un uomo che ha condiviso la vita dei guerriglieri e che fu loro amico. Da segnalare anche una nuova biografia di Pilar Eyre, che ha il grande merito di aver raccolto narrazioni di prima mano, degli amici, dei sopravvissuti, dei membri della famiglia di Sabaté, ma anche dei suoi nemici.
Bandoleros, maquis, resistenza, guerilleros, questi termini si confondono, sono rappresentativi di una parte della storia delle lotte radicali contro il potere franchista. Cronologicamente, bisogna distinguere diversi periodi:
1939 – 1944. Piccoli gruppi armati, isolati all’interno della penisola, nelle “sierras” (in Aragona, in Andalusia, in Catalogna e in Galizia soprattutto) continuano la lotta contro i fascisti.
Settembre 1944. Alla fine della seconda guerra mondiale, un’invasione massiccia di guerilleros ha luogo nelle valli spagnole di Aran e di Roncal. Molti di loro hanno fatto parte della resistenza in Francia. L’operazione si risolve con una sconfitta, i sopravvissuti sono obbligati a fuggire attraverso la Spagna o rientrano in Francia, tra di loro vi sono numerosi feriti. Molti guerilleros furono catturati.
Primavera 1945. Sviluppo della resistenza interna segnalata in diverse province.
1945 – 1946. La prima informazione relativa a un’azione propriamente anarchica data al 6 agosto 1945. Quel giorno, sei individui armati attaccano una succursale del “Banco de Vizcaya” a Barcellona. È la prima di una serie di azioni attribuite agli anarchici. È durante questo periodo che molti militanti libertari furono arrestati. Jaime Parés, detto “Abisino” morì a quest’epoca, il corpo crivellato dalle pallottole della polizia. Fu uno dei primi compagni di Sabaté. Nel 1946, quando la fine del fascismo e del nazismo in Europa permetteva di credere alla fine del suo alleato il franchismo, i gruppi anarchici riapparvero. Le loro azioni avevano una finalità chiaramente propagandistica, il loro obiettivo era di riorganizzare la CNT dall’interno, fornirle dei mezzi finanziari. Durante questo periodo, molti comitati nazionali o regionali della CNT si ricostituirono per essere dissolti nel giro di qualche mese. Molti membri di questi comitati furono imprigionati ed eliminati. Il gruppo capeggiato da Marcelino Massana conta al suo interno i fratelli Francisco detto “el Quico” e José Sabaté Facerias detto “Face” e Ramon Vila detto “Caraquemada“. Questi gruppi agiscono sotto la sigla MLE e sporadicamente vengono diffusi dei volantini firmati FIJL.
1947 – 1952. Declino della resistenza dovuto all’intensa repressione e all’abbandono della lotta armata da parte di importanti settori dell’opposizione spagnola, del PCE soprattutto.
1947-1950. È a partire dal maggio del 1947, che i gruppi anarchici sviluppano la loro attività più grande. Essi controllano le strade a breve distanza da Barcellona. Nel 1948, il gruppo di Faceria porta a termine due rapine e si impadronisce di alcune migliaia di pesetas in una fabbrica a Barcellona. Durante questo periodo, Ramon Villa “Caraquemada” interviene nei dintorni di Barcellona, gli si attribuiscono in questo periodo un attacco a mano armata e il collocamento di esplosivi in una fabbrica di carburi e contro l’impianto ad alta tensione di Figols-Vic. Nel 1949, riapparivano i gruppi di azione rurale, uno di essi è diretto da Massana. Si attribuiscono loro molti attacchi a mano armata. A Barcellona, i gruppi sono raggruppati in seno al MLR. In febbraio, luglio e ottobre, diverse azioni sono condotte da costoro contro le ferrovie catalane, contro fabbriche, trasportatori di valuta e gioiellerie.
Nel 1949, “el Quico” Sabaté agisce a Barcellona. In marzo, con suo fratello José e l’aragonese Wenceslao Gîmenez Orive, decidono l’eliminazione del sinistro commissario Eduardo Quintela, specializzato nella repressione degli anarchici, nemico mortale di Sabaté. L’azione ha luogo il 2 marzo, per un imprevisto, il colpo fallisce. Manuel Pinol e José Tella, delegati agli sport del “Fronte della gioventù”, due noti fascisti vengono uccisi al posto del commissario. Il 3 giugno del 1949, Francisco Denis “Català ” moriva per aver assunto una capsula di cianuro, era stato arrestato a Gironela. La maggior parte dei gruppi erano ricorsi a lui per valicare i Pirenei, “Català ” era il passatore dei delegati della CNT in esilio. Questo periodo costò al movimento libertario la sparizione di 29 dei suoi membri, 11 feriti e 57 arresti.
1950-1952. Durante questo periodo, la guerriglia non conobbe che sconfitte. Essi successero agli scacchi conosciuti alla fine del 1949. Carlos Cuevas e Cecilio Galdos del comitato nazionale della FAI, morirono in scontri armati. Manuel Sabaté, il più giovane dei fratelli Sabaté venne fucilato nel campo della Bota.
1952-1955. Delle basi della resistenza armata, soprattuttto localizzate in Catalogna ed in Aragona si sviluppano, esse sono composte da anarchici che fecero parte inizialmente della CNT. In un primo tempo la guerriglia presentava un carattere unitario, ciò non impedì agli anarchici dal parteciparvi. Il secondo periodo è nettamente libertario, esso comincia quando la lotta armata è abbandonata dalla maggior parte delle organizzazioni politiche. In Catalogna, gli elementi più attivi di questi gruppi erano: Marcelino Massana, José Luis Facerias, José Manuel e Francisco Sabaté, Ramon Vila. Qualche anno prima, in Aragona, gli animatori della guerriglia avevano per nome: Rufino Carrasco e “El Tuerto de Fuencarral“. La maggior parte di questi uomini avevano combattuto durante la rivoluzione spagnola nelle milizie della CNT-FAI. Nel marzo del 1956, Sabaté stabilisce dei contatti con Facerias, essi formano un nuovo gruppo. Si attribuisce loro l’attacco del “Banco central” e la morte di un ispettore. Il 22 dicembre di quell’anno, il gruppo si impadronisce di molte migliaia di pesetas dagli uffici dell’impresa “Cubiertas y tejados”. Dopo quest’azione, Sabaté ritorna in Francia dove resterà sino al 1959.
1955-1960. È durante la primavera del 1955 che Francisco Sabaté si decise ad agire di nuovo. Dopo un contatto con la CNT di Tolosa, fu escluso definitivamente dall’organizzazione confederale. La CNT era contro l’idea di creare dei gruppi armati sul territorio spagnolo. Davanti a questo rifiuto, “el Quico” fondò con qualche compagno i “Grupos anarco-sindicalitas” il cui organo era “El Combate”. Il 29 aprile, Sabaté è a Barcellona, entra in relazione con qualche compagno e semina nella città migliaia di esemplari di “El Combate” in occasione del 1° maggio. Il 28 settembre, approfittando del soggiorno di Franco a Barcellona, Sabaté è nella città , affitta un vecchio taxi a tetto aperto e spiega all’autista che va a distribuire della propaganda favorevole al regime. Il volantino redatto in catalano e in castigliano contiene il seguente testo: “Popolo antifascista. Sono già molti anni che sopporti Franco e i suoi sicari. Non basta criticare questo regime corrotto, di miserie e di terrore. Le parole sono parole. È necessaria l’azione. Abbasso la tirannia! Viva l’unione del popolo spagnolo! Movimento libertario di Spagna!”.
È durante questo periodo che sarà ucciso José Luis Facerias, vittima di un’imboscata tesa dalla polizia nel quartiere barcellonese di Verdún, il 30 agosto 1957. L’annuncio della sua morte, nei giornali spagnoli comporta alcune curiosità : José Luis Facerias godeva di una molto triste fama, essa fu il frutto dei suoi numerosi crimini. Univa allo stesso tempo una straordinaria abilità e una mancanza assoluta di scrupoli che lo spingevano a degli estremi di una ferocia inimmaginabile che egli pretendeva di giustificare per la sua condizione di difensore di una causa politica di cui era il perfetto rappresentante. Facerias morì all’età di 37 anni.
La fine di quest’epoca avrà luogo il 5 gennaio 1960 con l’ultima avventura del Quico. Sabaté riuscì a costituire un nuovo gruppo. Era formato da Antonio Miracle Guittard, 29 anni, Rogelio Madrigal Torres, 27 anni e Martin Ruiz Montoya, 20 anni. Senza alcun sostegno, essi adottano il nome di MURLE. L’ultimo a unirsi al gruppo sarà Francisco Conesa Alcaraz, 38 anni. I cinque decidono di recarsi in Spagna ad organizzare un nucleo di carattere politico-militare che deve diventare l’embrione di future unità armate. Essi attraversano la frontiera il 30 dicembre. Quello stesso giorno, la guardia civile è allertata e si concentra nella zona di passaggio. Il 3 gennaio, il gruppo è localizzato in una fattoria nel sud di Girona. Accerchiati dalla guardia civile, il gruppo non ha che una scelta: lo scontro. Conesa è ucciso, Sabaté ferito a una gamba. Nel momento in cui tentano di fuggire grazie all’oscurità , Miracle, Madrigal e Martin sono uccisi. Sabaté, dopo aver ucciso il tenente della guardia civile, si dirige verso la triplice cerchia di guardie che circondano la fattoria, ventre a terra sussurra: Non sparate, sono il tenente e così riesce a dileguarsi nella notte. Sabaté riesce a giungere sino alla ferrovia, vicino a Fornells. Sale sulla locomotiva di un treno e minaccia il macchimista e il meccanico con la sua arma e ordina loro di dirigersi verso Barcellona senza fermarsi a nessuna stazione. Arrivati a Empalme, Sabaté si impadronisce di una locomotiva elettrica, sempre in compagnia del macchinista e del meccanico. Nel frattempo la sua ferita si aggrava. Prima di arrivare a Sant Celoni, salta dal treno e raggiunge una fattoria vicina. È lì che sarà individuato dalla guardia civile. Una guardia municipale messa al corrente della cosa dalle guardie civili si trova sul luogo dello scontro. È questo ufficiale che ucciderà Sabaté con il concorso di un sergente della guardia civile. Sabaté era ferito al piede e alla coscia. Il giorno dopo, la stampa spagnola scriveva: “Fine di un bandolero. Erano le otto e ventisei minuti. All’incrocio delle strade Mator e San Tecla a Sant Celoni, stringendo la sua mitraglietta Thompson, giaceva morto il tristemente celebre Francisco Sabaté Llopart”.
Senza saperlo, l’informatore ufficiale rese a Quico un ultimo omaggio trattandolo come un “bandolero”. Il che vuol dire in Spagna “bandito di strada”, ma anche in un senso più ampio: il campione degli oppressi. Sabaté aveva 45 anni. “Caraquemada” restava il solo sopravissuto di questa generazione di guerriglieri. È nella sua terra di Berguedà che egli condusse la maggior parte delle sue azioni. Fu nel 1963, a quasi trent’anni, a Castellnou de Bages che egli trovò la morte in una pattuglia della guardia civile, Tentò in quel momento di porre un esplosivo contro un’installazione elettrica.
La guerriglia urbana ed i suoi obiettivi
Le azioni condotte dai gruppi armati erano di una temerarietà senza limiti. I gruppi sapevano che per il fatto che tutte le organizzazioni ufficiali avevano abbandonato la strategia armata rendeva più difficile il loro radicamento nel popolo, ma speravano di poter dimostrare a queste organizzazioni i loro errori. La loro attività di diffusione di testi anarco-sindacalisti rimase limitata alla Catalogna. La principale difficoltà per i gruppi d’azione fu la relazione precaria stabilita con i gruppi dell’interno della penisola. I gruppi d’azione continuavano la guerra civile, per essi non era mai cessata. La maggioranza degli oppositori dell’interno, a partire dal 1953, considerava che la lotta contro il franchismo doveva svilupparsi con i mezzi di una partecipazione la più ampia possibile della popolazione. È da notare che fu a partire del momento in cui gli Stati Uniti stabilirono delle relazioni diplomatiche con la Spagna che queste posizioni si manifestarono nell’opposizione anti-franchista. principale nemico della lotta armata fu quindi la guardia civile. Il numero di guardie utilizzate per farla finita con i guerriglieri fu impressionante. Infiltrandosi negli ambienti dell’esilio, le guardie potevano informare sulla partenza dei gruppi verso la Spagna. La collaborazione della polizia francese fu egualmente molto importante. Se inizialmente, il governo francese lasciò i gruppi di guerriglieri organizzarsi sul territorio francese, indubbiamente per via della loro partecipazione attiva alla resistenza contro il nazismo, l’inizio della guerra fredda trasformò le relazioni diplomatiche tra la Francia e la Spagna. La collaborazione tra la polizia francese e spagnola si sviluppò, l’informazione riguardante il passaggio dei gruppi d’azione attraverso i Pirenei era trasmessa dalla polizia francese ai loro omologhi spagnoli.
La guardia civile, per lottare più efficacemente contro i guerriglieri, creò dei corpi anti-guerriglia. I corpi della guardia civica realizzarono diverse azioni che screditarono la guerriglia, ciò creò nella popolazione un clima di insicurezza che provocò l’isolamento dei guerriglieri anarchici. Le zone di passaggio, le uscite da Barcellona furono sempre più sorvegliate, delle pattuglie formate da numerosi uomini armati formarono intorno a Barcellona un cerchio di repressione che non permetteva più ai guerriglieri di raggiungere le loro basi, lo spostamento di materiale e ricevere rinforzi in uomini. I guerriglieri ebbero anche dei nemici importanti nella persona dei volontari, della polizia nazionale, delle guardie municipali, dei falangisti e delle loro organizzazioni. Eppure la guerriglia tenne in scacco per moltissimo tempo le forze governative. La precarietà dei loro mezzi che li obbligava a praticare delle espropriazioni, il fatto di non poter contare sulla loro organizzazione, la CNT dell’esilio per la quale essi lottarono da ben prima del 1936, li resero vulnerabili. Numerose azioni condotte dai gruppi d’azione rimarranno probabilmente sconosciute per sempre, ma ciò che è certo è che il regime di terrore imposto da Franco aveva un nemico opposto direttamente ad esso.
Quando la notizia della morte del “Quico” Sabaté giunse a Barcellona, le persone si rifiutarono di ammettere la realtà di questa scomparsa. “El Quico tornerà presto a smentire questi bugiardi” commentavano i lavoratori catalani pensando a una montatura della polizia. È certo che quando Sabaté e Facerias entrarono nel mito popolare ciò provò che in un certo modo essi erano rappresentativi dell’opposizione per un gran numero di Spagnoli a un potere che voleva sottomettere l’insieme del popolo spagnolo. Il bandolero è sempre stato mistificato in Spagna, perché incarna la lotta del debole e dell’oppresso contro il potere stabilito. È definito dall’immaginazione popolare come il ladro dei ricchi ed il difensore dei poveri. Fu il caso di Sabaté, quello di Facerias e dei loro compagni. Essi furono la personificazione del bandolero nobile che lotta sino alla morte per la libertà e contro coloro che si oppongono ad essa.
“Proseguiamo e proseguiremo la nostra lotta in rapporto alla Spagna, in Spagna, consideriamo che l’inerzia sia la morte dello spirito rivoluzionario. Faremo sì che la voce dell’anarchismo si faccia sentire in tutti gli angoli della Spagna così come la solidarietà con i nostri fratelli detenuti”.
Questo testo datato 8 dicembre 1957, fa parte di una lettera indirizzata dai “Grupos anarco-sindicalistas” alla CNT e alla FAI in esilio, per protestare contro l’inazione di quelle organizzazioni per salvare gli anarchici imprigionati in Spagna e per denunciare la loro assenza sul terreno delle lotte nella penisola.
Daniel Pinós, da http://latradizionelibertaria.over-blog.it/