Guerra di Liberazione, e basta!

Come ricorda in questo video il Partigiano Nino De Marchi “Rolando” classe 1920, della Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, non c’è stata una guerra civile nei 20 mesi da settembre ’43 ad aprile ’45. Ce lo ricordava anche il Partigiano “Furia” Gianni Giannoccolo nel suo libro “Resistenza: guerra civile o guerra giusta?”. Questo è un brano tratto dal suo libro:

È dimostrato, dati e cifre alla mano, che la Rsi non disponeva di un esercito e, conseguentemente, tutti i militari fascisti, comunque organizzati, dipendevano necessariamente dai comandi germanici. Addirittura, in frequenti casi, non solo avevano un rapporto di dipendenza funzionale, ma giuravano fedeltà al Fuhrer, vale a dire al capo di uno Stato straniero, per giunta nemico dell’Italia, come era stata considerata la Germania dal nostro legittimo governo. E indubbio che, in tali condizioni, i militari italiani, aggregati alle SS germaniche, alla Wehrmacht o ai Gruppi franchi operavano alle dipendenze dei vari Wolff, Toussaint e Kesserling e, in base all’ art. 58 del Codice militare di guerra, aiutarono il nemico nei suoi disegni politici, che certamente non erano quelli dell’Italia, che si vide occupata, mutilata, oppressa e sfruttata anche materialmente. In questo quadro, non ha senso concepire che vi sia stata una guerra civile. Tanto è vero che questa massa di militari nazifascisti alla fine del conflitto (…) furono tutti messi in cattivita come prigionieri di guerra. Erano renitenti, disertori, delinquenti comuni, che si erano aggregati alle forze naziste, considerati come feccia dal Generale Guido Manardi, che li comandava. Tutti costoro avevano bisogno, dall’armamento al munizionamento, dalla vestizione al vettovagliamento, del sostegno tedesco come dell’aria che respiravano. E senza questo continuo e indispensabile aiuto, ce ne dà conferma lo stesso Claudio Pavone, Salò non avrebbe potuto durare un solo giorno. Pavone, con questa saggia constatazione ha contraddetto tutta la sua teoria sull’esistenza di una guerra civile. Quando una moltitudine di militari, inquadrati in vari tipi di formazioni, combattono sotto un unico comando, per il raggiungimento di obiettivi politici e strategici di un paese straniero, essi partecipano ad una guerra di aggressione, che non può essere configurata come guerra civile. La Repubblica di Salò, abbarbicata ad una potenza straniera, invisa al popolo italiano, mancava di quel minimo di autonomia per potere essere in grado di contrastare, con le sue sole forze, il movimento della Resistenza, che si reggeva grazie ai suoi profondi legami con tutti gli strati della popolazione. Pensare all’esistenza di una guerra civile equivale a voler dare dignità a quella feccia della società che si era messa al servizio degli occupanti nazisti, senza i quali, come forse è involontariamente sfuggito a Claudio Pavone, non avrebbero potuto reggersi nemmeno per ventiquattro ore.

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